Mario Sironi, in ‘due parole’

Mario Sironi, in ‘due parole’

La mostra dedicata a Mario Sironi al Museo del Novecento

Luglio 30, 2021

Mario Sironi. Sintesi e grandiosità. La nuova mostra del Museo del Novecento è aperta fino al 27 marzo 2022 a Milano.

Mario Sironi, in ‘due parole’

Sintesi’ e ‘grandiosità’ sono le parole scelte per inquadrare l’opera di Sironi. Termini perfetti, in verità, per circoscrivere un talento difficile da amare, ma impossibile da trascurare. Difficile, perché Sironi non concede proprio nulla alla leggerezza, tutto ciò che dipinge porta il peso del mondo sulle spalle. Ma non per questo trascurabile, perché il suo tentativo, non solo di raccontare, ma persino di elevare la sua epoca attraverso la pittura, è schietto e la sua voce è unica.
Sironi era un signore colto, sensibile e tremendamente schivo. Era anche determinato e convinto del valore dell’arte. La sua carriera d’artista, tutta milanese, anche se Milano era solo la sua città adottiva, è stata intensa e versatile, calata nell’ufficialità della macchina e del pensiero fascista, in cui lui credeva, e che ne comprometterà a lungo l’accettabilità sociale perché si sa, ci vuole tempo per distinguere l’artista dall‘uomo e tempo anche per riconnettere le due metà evitando di cadere nei tranelli del giudizio e del pregiudizio.

M. Sironi, Autoritratto, 1905. Pastello, carboncino e matita su cartone. Collezione privata

La mostra

La mostra dedicata a Mario Sironi al Museo del Novecento è una retrospettiva ricca e baciata dalla coerenza espositiva (per nulla scontata nel panorama delle mostre milanesi), un bel viaggio nel sentimento –tormentato- di un artista e della sua epoca. Un viaggio in cui la figura di Sironi prende forma via via. Prima incontriamo il giovane simbolista, bravo con il carboncino, preciso con la china. Poi scorriamo le prime sperimentazioni futuriste che assomigliano tanto a quelle dell’amico Boccioni, davvero l’amico più genuino della sua giovinezza. Procediamo con le scomposizioni, le linee dinamiche e, perfino, facciamo la guerra in bicicletta con il mitico Battaglione Volontari Ciclisti che nel 1916, schierava tutta la brigata futurista, o quasi. E poi le linee si fanno più nitide, le figure più solide. Sironi flirta con la Metafisica, ma non è un simbolista e non è un futurista, e neanche un adepto della metafisica. E sulla scena, c’è già Margherita Sarfatti: il Novecento Italiano della Sarfatti, questo sì che gli assomiglia, questo è il suo alfabeto. Un alfabeto con cui scrive i suoi primi paesaggi urbani, che, a dire la verità, fanno male a guardarli! Plumbei, desertificati ma mai realmente deserti e stranamente potenti.

M. Sironi, Il ciclista, 1916. Olio su tela. Fondazione Solomon R. Guggenheim, NY. Donazione Giovanni e Lilian Pandini, Bergamo, 2008. Esposta presso la Collezione Peggy Gugenheim, Venezia.

 

M. Sironi, Modella e statua (La modella), 1927ca. Olio su tela. Milano, Collezione privata

Mario Sironi e Milano

E il viaggio in mostra, e nell’opera di Sironi, diventa anche un po’ milanese, perché i paesaggi urbani di Sironi raccontano Milano, la città dove vive la sua vita di adulto, dove diventa l’artista che è stato. Milano di cui avverte la potenza, ma per cui dichiara di provare ribrezzo. E dove, comunque, resta.
Certo che, dove Boccioni vedeva i colori della Città che sale, Sironi annega nel grigio dell’asfalto e nel fumo delle ciminiere. E i porticati classici e le statue delle città di de Chirico diventano fabbriche e camion, mentre l’enigma metafisico si risolve nel dramma.
Nei Paesaggi Urbani, che sono quelli di Porta Vittoria, contano i volumi, conta la struttura. Ci siamo: Sironi è diventato Sironi e comincia il suo viaggio autonomo.

M. Sironi, Paesaggio urbano, 1925-28. Olio su tela. Milano, Museo del Novecento.

Dal cavalletto alle grandi pareti

L’autonomia è anche ambizione: non gli basteranno più le tele, vorrà le grandi pareti. Sono arrivati gli anni ’30 e il progetto della pittura murale. Un progetto teorizzato nei 2 scritti programmatici del 1 gennaio 1932, su “Il Popolo d’Italia” e nel dicembre del 1933, col Manifesto della Pittura Murale, che condivide con i colleghi Carrà, Campigli e Funi. Impossibile per la mostra presentare l’opera murale, ma si apprezza con piacere il grande gesso preparatorio per la balconata del Palazzo dell’Informazione di via Cavour (che un tempo era la sede de “Il Popolo d’Italia”), fresco di restauro, esposto nell’atrio del Museo del Novecento. Un’opera che, tra l’altro, ci ricorda che Sironi non è solo pittore, è molte altre cose, e tutte per lungo tempo. È l’illustratore de “Il Popolo d’Italia” per ben 20 anni, dal 1921 al 1942, e vi scrive anche in qualità di critico d’arte. È membro del Comitato Artistico della Biennale di Monza prima, e della Triennale milanese poi. È il collaboratore di numerosi architetti e l’allestitore instancabile dei padiglioni italiani nelle esposizioni internazionali di mezzo (almeno) mondo fino alla fine degli anni ’30, fino a quando il mondo ha spazio per le esposizioni.

La fine del viaggio

Poi arrivano gli anni bui, la guerra e, alla fine, la presa di coscienza. La costruzione del mondo, faticosa, ma costante, perseguita attraverso la pittura, non è bastata. Non ha funzionato, a ben guardare, nemmeno quel tentativo grandioso di condivisione che doveva eliminare l’arte da salotto, per dare spazio all’arte per tutti attraverso le grandi pareti pubbliche. Non hanno funzionato i valori che doveva diffondere. Che non erano in fondo, quelli propugnati dal fascismo, ma quelli universali. E la disillusione è più grande.
È infine un po’ rocambolesca la storia della sua scampata fucilazione: lo salva il partigiano Gianni Rodari, che lo riconosce e gli firma un lasciapassare ‘in nome dell’arte’. E questo forse era, già allora, tutto quello che serviva e serve sapere su Sironi: che è un artista, prima di tutto.
L’ultimo dipinto in mostra è intitolato L’ultimo quadro’ e data 1961, l’anno della sua morte. Curiosamente, è il più colorato di tutti.

M. Sironi, L’ultimo quadro, 1961. Olio su tela. Roma, Archivio Mario Sironi di Romana Sironi

Mario Sironi. Sintesi e grandiosità. Le visite guidate con Acànto

La mostra del Museo del Novecento è aperta fino al 27 marzo 2022.
Dal martedì alla domenica, dalle  10 alle 19.30 (il giovedì fino alle 22.30)
Se vi va di visitare la mostra con noi, trovate le date disponibili e come partecipare alla pagina dedicata alle MOSTRE.