
Sorolla, il mare e la Spagna
Un viaggio breve nella pittura ispirata al mare
Joaquin Sorolla dipingeva in riva al mare. Vestito di tutto punto, protetto da un ombrellone e paparazzato dai fotografi che riconoscevano in lui il pittore alla moda.
A guardare le sue tele, parrebbe che il mare e la pittura siano innamorati da sempre, ma non è così.
Il mare nella pittura
Il mare, per molto tempo, è stato spaventoso agli occhi dell’uomo. I primi a dipingerlo non lo hanno fatto per amore delle onde, ma perché hanno saputo domarle, e su questo hanno costruito la loro fortuna economica: gli olandesi e i veneziani. È così, che le prime marine della pittura sono popolate di barche, flotte militari, battaglie navali.
Ancora nel Settecento, chi ha dipinto il mare, lo ha fatto perché un sovrano ha ordinato di catalogare i porti del suo regno. Claude-Joseph Vernet (1714-1789) dipinge i porti francesi per conto di Luigi XV, Carlo III di Spagna commissiona i porti spagnoli a Luis Paret y Alcázar (1746-1799), Ferdinando di Borbone, quelli napoletani a Jakob Philipp Hackert (1737-1807) e così via.
Il mare in pittura, testimonia l’interesse documentario del vedutista illuminista e dello scienziato.
Ma le onde e le burrasche non sono solo fenomeni da studiare, sono anche emozioni. E il Romanticismo comincia a dipingere il mare per la sua potenza, perché è indomabile e soverchiante. Le tempeste in mare paralizzano i piccoli uomini di Caspar David Friedrich (1774-1840) che guardano immobili dalla riva.

La forza delle onde crea vortici di colori e di luce negli acquerelli di J.M.William Turner (1775-1851)… e l’immagine si sfalda cercando di renderne la potenza. Ed è sulla scia del Romanticismo che avanza la modernità, proprio consacrando l’immagine sfaldata; il primo a giustificarla è John Ruskin, per lui le ‘macchie’ di Turner sono il frutto più sincero della visione come esperienza: è una porta già aperta verso l’Impressionismo. E con Impression soleil levant, nel 1874, la pittura perde definitivamente i suoi contorni e il mare diventa il riflesso della luce nelle onde. Passa il senso di impotenza per l’enormità degli oceani, resta l’indagine pittorica.
È alla fine di questo percorso che troviamo le spiagge di Sorolla, figlie dell’Impressionismo, ma anche della storia spagnola, che con il mare ha una relazione speciale.

Il mare nella pittura spagnola
Il mare e la Spagna sono per prima cosa un rapporto di potenza: quello spagnolo è stato, per secoli, un impero coloniale a cavallo dell’Oceano Atlantico. Eppure in Spagna il mare si dipinge poco. Il primo pittore di marine a rimanere impresso è Antonio de Brugada (1804-1863), amico di Goya, che, per biografia e stile, è più francese e più romantico, di quanto non si possa dire spagnolo.

Più legato alla terra, e alle coste, della Spagna è Carlos de Haes (1829-1898), che ottiene la cattedra di paesaggio alla Reale Accademia di Belle Arti di Madrid nel 1857. È lui il padre dei paesaggisti spagnoli, e sempre lui a segnare il passaggio dal Romanticismo al Realismo. I suoi allievi, sparsi per il Paese, imparano a dipingere la Spagna locale, anche quella che si affaccia al mare, e intingono il pennello nella nostalgia del passato coloniale. Le marine spagnole dell’ultimo Ottocento, realiste nell’aspetto, raccontano di velieri e galere, naufragi e spiagge. Rievocano antiche conquiste.
Con l’affacciarsi del Novecento, la sofferenza per la perduta potenza coloniale scivola nell’attualità, e si trasforma in sensibilità sociale. L’interesse dei pittori, non è più per le imprese dei grandi, ma per le sofferenze quotidiane degli umili. Per chi dipinge il mare, è la fatica dei pescatori. Ed è proprio qui che comincia la relazione tra Sorolla e il mare.

Sorolla e il mare
Sorolla si fa spazio così nel mondo della pittura, con i marinai feriti e i pescatori stanchi. Lo fa con premeditazione: sa che è il mercato a chiederlo. Lo fa perché la letteratura fa lo stesso: racconta le disuguaglianze, i destini degli ultimi. Non è da solo a perseguire questa via, altri fanno lo stesso in tutta la Spagna: Juan Martínez Abades (1862-1920) e Fernando Pérez del Camino (1859ca-1901) sulle sponde del mar Cantabrico, Emilio Ocón y Rivas (1845-1904) in Andalusia, Arcadi Mas (1852-1934) in Catalogna, solo per citare qualche nome.
Ma il tema sociale diventa presto aneddoto, e l’aneddoto si riduce a pretesto: i pescatori non muoiono, semplicemente cuciono una vela, un ragazzino si addormenta sulla barca… scompare la storia, restano le cose e le persone, e prima ancora di loro, restano la luce e il mare.
Ed è così che Sorolla diventa Sorolla, il pittore di moda, che dipinge sulla spiaggia.

La Belle époque e la pittura spagnola
Il suo segreto, a questo punto, è tutto tecnico. La costa, o meglio, le coste, sono il suo vocabolario: il colore dell’acqua cambia a seconda del fondale e della profondità. Le spiagge di Valencia sono popolate di pescatori e ragazzini, quelle del mar cantabrico, a nord, attirano i turisti ricchi. Le spiagge lunghe e piatte sono fatte per correre, le rocce, per i giochi tra ragazzi; sulle dune ventose si accoccolano le belle signore vestite di bianco, oppure vi passeggiano sotto i loro cappelli. È la Belle Epoque, un mondo fascinoso e breve, che Sorolla ha fissato per sempre sulla tela.
Ancora una volta, non è il solo: Cecilio Plá (1860-1934), Dario de Regoys (1857-1913), Ignacio Pinazo (1849-1916), fanno lo stesso.
Altri invece fanno il contrario: al sole e al mare della ‘España blanca’, si contrappone la ‘España negra’, cupa e espressionista… ma questa è un’altra storia!



Il mare dipinto da Sorolla piace agli amanti della Belle Epoque, ma piace soprattutto ai pittori.
E a chi ama il mare e la pittura, forse piaceranno anche i dipinti che ci siamo divertite ad aggiungere a questo racconto. Tutti spagnoli, che ne dite?


