«Sei dì navigammo, e notti sei; e col settimo Sol della sublime città di Lamo dalle larghe porte, di Lestrigonia pervenimmo a vista».
Come per i compagni di viaggio di Odisseo, l’approdo è nelle terre di Circe, figlia del Sole, mentre la luce dell’estate settembrina dolcemente ravviva i colori intorno.
In questo lembo di terra, disteso tra Lazio e Campania, prigione dorata di Ulisse prima, meta di diporto per gli imperatori poi, si susseguono lidi, città e borghi dalla storia antica e dalle grandi fortune, derivanti dal mare.
Lasciato l’entroterra, presidiato dall’imponente abbazia di Fossanova, prima impronta cistercense al di qua delle Alpi e ultima dimora di un santo Dottore, all’orizzonte ecco la linea di costa, ininterrotta distesa di sabbia bordata di verde, dominata dal biancore degli spalti di Sperlonga.
Qui le imprese di Ulisse, lo scaltro tra gli Achei, furono narrate nel marmo per compiacere un imperatore, e poste in una grotta, grembo invaso dall’acqua, spettacolo della natura. Natura che lo sguardo contempla, spingendosi a perdita d’occhio dalle rovine del Tempio di Giove Anxur, a Terracina, e dalle falde del Circeo, sopra San Felice, figlia della preistoria.
Più a sud, Gaeta e Formia, l’una e l’altra legate al mito degli Argonauti, perle della leggendaria terra dei Lestrigoni, conservano tracce del florido passato romano, suggestiva eco dello splendore e dei fasti di un mondo antico.